11 Nov Il ruolo dell’alimentazione nella sindrome Long-Covid
È passato più di un mese dalla guarigione dell’infezione COVID-19, ma ancora non ti senti al pieno della tua forma?
Probabilmente sei affetto dalla sindrome “Long-COVID”, una situazione clinica che interessa buona parte di chi ha avuto il COVID e che, dopo più di quattro settimane dalla fase acuta, manifesta la persistenza di segni e sintomi legati all’infezione o ne vede l’insorgenza di nuovi, anche se non sempre questi vengono subito ricondotti alla precedente malattia.
Ma sapete che questo disturbo non è strettamente correlato alla gravità dell’infezione? Pensate che può essere presente anche in caso di infezione leggera o, addirittura, asintomatica.
Mentre con la variante Delta si poteva riscontrare un’analogia tra gravità dell’infezione e sindrome Long-Covid, con la variante Omicron (ormai diffusissima), quest’evidenza viene meno.
La sintomatologia è varia e può essere transitoria, intermittente o costante. Può, inoltre, interessare varie parti dell’organismo, colpendo organi diversi ed è importante valutarne la severità oltre che le combinazioni di sintomi con cui si presenta.
L’età, l’obesità, il sesso e la presenza di patologie croniche, oltre allo stato di salute generale al momento dell’infezione, giocano un importante ruolo.
Questa sindrome è spesso caratterizzata da malnutrizione, infiammazione di basso grado e perdita di massa magra. In alcuni pazienti è persino aumentato il rischio di sviluppare altre condizioni di salute quali diabete, malattie cardiache o neurologiche.
Purtroppo, non sono ancora chiari i motivi che determinano il Long-COVID poiché il meccanismo molecolare e cellulare che ne è alla base non è stato ancora compreso: la sua patogenesi appare complessa e multifattoriale, anche se è chiaro che l’infiammazione è il comune denominatore delle sue diverse manifestazioni.
Probabilmente le caratteristiche geniche e il microbioma dell’individuo che ne è affetto hanno un’importante incidenza.
È stato ipotizzato che il virus potrebbe agire come uno stimolo costante a mantenere uno stato infiammatorio alto fino alla sua completa eliminazione, mentre non è stata definita l’importanza delle risposte immuni, tantomeno i meccanismi in grado di scatenare fenomeni autoimmuni; sembrerebbe che il virus possa causare danni diretti (per esempio nel sistema nervoso) oltre ad una risposta anomala da parte del sistema immunitario, responsabile di una sorta di “autoimmunità” a danno di tessuti e organi del nostro corpo.
La comprensione di questa sindrome è ancora in fase iniziale: è quindi presto considerarne anche gli aspetti sociali e psicologici pur presenti in modo massiccio e invasivo nella nostra vita.
È comunque importante alimentarsi sempre in modo equilibrato e completo così da garantire al nostro organismo il giusto apporto di macronutrienti e micronutrienti come vitamine e minerali, oltre ad assumere alimenti che contengono un’alta percentuale di fibre come cereali integrali e legumi, frutta e verdura fresca ricca di antiossidanti e nutrienti preziosi per il nostro sistema immunitario.
Il ripristino della massa muscolare è fondamentale nei pazienti con sindrome post COVID-19 che spesso accusano fatica e debolezza, oltre a perdita di appetito ed alterazioni del gusto o dell’odore.
Importante sarà, quindi, una dieta ricca di alimenti che contengono naturalmente composti bioattivi ad attività antinfiammatoria ed immunostimolante come vitamine (soprattutto la vitamina D), minerali e fibre solubili, carboidrati con basso indice glicemico e acidi grassi come gli Omega-3 (salmone, sgombro e in generale pesce azzurro sono preziose fonti sia di vitamina D che di Omega 3, che non dovrebbero mancare sulla nostra tavola).
Per potenziare il sistema immunitario, nostro principale alleato contro ogni tipo di infezione e malattia, è necessario supplementare specifici micronutrienti come, ad esempio, gli oligoelementi: zinco, ferro, selenio, magnesio e rame. Non meno essenziali sono le vitamine A, B6, B12 ed E.
In conclusione, chi soffre di sindrome Long-Covid dovrebbe essere seguito da un bravo nutrizionista in grado di rilevare eventuali carenze, fornendo sia un piano alimentare che una specifica supplementazione che possano aiutare l’organismo a superare quanto prima la problematica.
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