14 Feb Non riesci a perdere peso? Forse il problema è nell’intestino.
Negli ultimi anni, come vi ho spesso raccontato nei miei articoli, l’interesse per il microbiota intestinale è cresciuto enormemente, trasformando dei piccolissimi batteri in veri e propri protagonisti della nostra salute, al punto da poter influenzare anche il nostro peso corporeo.
Se, fino a poco fa, si pensava che l’equilibrio del peso fosse determinato quasi esclusivamente dal bilancio calorico tra ciò che mangiamo e ciò che consumiamo, oggi sappiamo che il nostro corpo è molto più complesso e che la questione peso è notevolmente influenzata dal nostro microbiota intestinale, in particolare nel modo in cui metabolizziamo i nutrienti, regoliamo la fame e accumuliamo grasso corporeo.
Ma andiamo nel dettaglio: il microbiota intestinale è composto da miliardi di batteri che interagiscono con il nostro organismo, in una relazione di reciproco beneficio. Questi microorganismi non solo aiutano a digerire alcuni alimenti, ma producono anche metaboliti in grado di influenzare il nostro stato infiammatorio, la regolazione ormonale e la sensibilità insulinica.
Uno studio pubblicato su Nature ha appunto dimostrato come la composizione del microbiota intestinale, nelle persone con obesità, sia significativamente diversa da quella degli individui normopeso, osservando una minore diversità batterica e un aumento della famiglia Firmicutes a discapito dei Bacteroidetes: una variazione associata ad una maggiore capacità di estrarre energia dal cibo, portando ad un incremento dell’accumulo di grasso corporeo.
La correlazione tra microbiota e metabolismo è stata confermata anche da un esperimento condotto dalla Washington University di St. Louis, dove i ricercatori hanno trapiantato il microbiota di individui obesi in topi privi di batteri intestinali, osservando un aumento di peso nonostante la loro dieta non fosse cambiata.
Oltre a regolare il metabolismo, il nostro microbiota influisce anche sul senso di fame e sazietà, attraverso la produzione di particolari metaboliti. Alcuni batteri, infatti, stimolano la produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), come il butirrato e il propionato, che comunicano con il cervello regolando la secrezione di ormoni, come la grelina (conosciuta come ormone della fame, responsabile dell’aumento dell’appetito) e il GLP-1 (che va a promuovere la sazietà).
Un microbiota in uno stato di disbiosi può andare ad alterare questa regolazione ormonale, inducendo una fame più intensa ed una minore capacità di percepire il senso di sazietà: questo potrebbe anche spiegare perché alcune persone faticano a controllare il proprio appetito, nonostante un’alimentazione apparentemente equilibrata.
Un altro aspetto importante, da tenere sempre in considerazione, è il legame tra il microbiota e l’infiammazione sistemica: un eccesso di batteri patogeni può compromettere la barriera intestinale, permettendo il passaggio di endotossine nel flusso sanguigno, con conseguente risposta infiammatoria cronica che può interferire con la sensibilità insulinica, promuovendo l’accumulo di grasso viscerale (uno dei principali fattori di rischio per patologie metaboliche come diabete di tipo 2 o malattie cardiovascolari).
La dieta, in tutto questo, gioca un ruolo chiave nel mantenere un microbiota in perfetta eubiosi e nel prevenire l’infiammazione: alimenti ricchi di fibre prebiotiche favoriscono la crescita di batteri benefici, mentre un consumo eccessivo di zuccheri raffinati e grassi saturi può alterare la flora intestinale, favorendo la proliferazione di specie dannose.
L’aspetto più interessante della connessione tra il microbiota e il peso corporeo è che possiamo influenzare attivamente la nostra flora intestinale, attraverso le scelte alimentari: un’alimentazione ricca di fibre, polifenoli e cibi fermentati può contribuire a rafforzare la diversità batterica, favorendo le specie benefiche.
Anche i probiotici possono svolgere un ruolo importantissimo, in particolare modo quando integrati sotto consiglio di un bravo nutrizionista che potrà indirizzarci verso ceppi benefici, sulla base delle nostre necessità individuali; meglio ancora dopo aver eseguito un’analisi del microbiota intestinale, un esame non invasivo e totalmente indolore che può dare un quadro chiaro sulla composizione della popolazione batterica e della permeabilità intestinale, permettendo di agire in modo mirato e specifico sia in ottica riparatoria che in ottica preventiva, andando a contrastare il rischio di insorgenza di patologie degenerative ed autoimmuni.
Se il microbiota ha un ruolo così importante sul nostro metabolismo e sulla regolazione del peso, possiamo comprendere quanto prendersene cura diventi una scelta sempre più determinante per il nostro benessere generale. Iniziamo da piccoli cambiamenti, come aumentare il consumo di alimenti ricchi di fibre (verdure, legumi e cereali integrali) e fermentati, riducendo in modo marcato l’assunzione di cibi raffinati ed industrializzati come snack confezionati, merendine, prodotti da forno, caramelle e bevande zuccherate, tutti alimenti ricchi di calorie “vuote”, additivi e conservanti.
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