17 Ott Dal microbiota alla longevità: il ruolo dei metabiotici
Come vi ho raccontato negli ultimi articoli, la ricerca sul microbiota intestinale ha compiuto un salto straordinario negli ultimi anni: se fino a poco tempo fa l’attenzione era concentrata sui probiotici (ovvero sui batteri buoni che colonizzano il nostro intestino), oggi gli studiosi si stanno indirizzando, con crescente interesse, verso ciò che questi microrganismi producono: i metabiotici, piccole molecole biologicamente attive che sembrano avere un ruolo diretto nei processi legati a longevità, infiammazione e metabolismo cellulare.
Questa è una vera e propria evoluzione incredibile nel modo di intendere la salute intestinale e sistemica, poiché i metabiotici dirigono tutti i segnali, agendo come veri e propri messaggeri molecolari tra intestino, sistema immunitario e cervello: per questo, capire come funzionano e come favorirne la produzione significa, di fatto, comprendere un nuovo modo di invecchiare meglio.
Ogni giorno, miliardi di batteri intestinali trasformano, infatti, fibre, polifenoli e altri nutrienti in sostanze che influenzano la nostra fisiologia: tra le più importanti, ci sono gli acidi grassi a catena corta (SCFA) come butirrato, propionato e acetato, fondamentali per il benessere delle cellule intestinali, per la regolazione immunitaria e per la stabilità metabolica.
Quando il microbiota è in equilibrio, queste molecole agiscono come regolatori epigenetici capaci di accendere o spegnere geni coinvolti nel controllo dell’infiammazione e dei meccanismi di difesa cellulare, sostanzialmente insegnando al corpo a rispondere in modo più efficiente allo stress biologico, rallentando i processi degenerativi che caratterizzano l’invecchiamento.
Uno studio pubblicato su Nature Aging ha mostrato che nei soggetti più longevi, il profilo del microbiota è caratterizzato da una maggiore abbondanza di batteri produttori di butirrato, una molecola che sembra modulare vie metaboliche legate alla produzione di energia mitocondriale e alla protezione del DNA, contribuendo così a un invecchiamento migliore.
Come sappiamo, con il passare degli anni la composizione del microbiota tende a modificarsi: diminuisce la varietà batterica, aumentano le specie pro-infiammatorie e si riduce la capacità di produrre metabiotici protettivi: un fenomeno noto come disbiosi senile, strettamente collegato al cosiddetto inflammaging, ossia l’infiammazione cronica di basso grado che accompagna l’invecchiamento.
La nostra alimentazione può influenzare in modo significativo la produzione di queste sostanze: le fibre prebiotiche, ad esempio, rappresentano il nutrimento preferito dei batteri produttori di SCFA e le possiamo trovare in alimenti come legumi, avena, cicoria, topinambur, aglio, cipolla e porri, ma anche nella frutta fresca e nei cereali integrali.
I polifenoli, contenuti in alimenti come frutti di bosco, tè verde, cacao puro, olio extravergine di oliva e spezie (curcuma, zenzero, rosmarino), interagiscono direttamente con il microbiota, stimolando la produzione di metabiotici antinfiammatori e migliorando la permeabilità intestinale.
Anche gli acidi grassi Omega-3, presenti nel pesce azzurro, nelle noci e nei semi di lino, favoriscono la crescita di batteri benefici e modulano la comunicazione tra microbiota e sistema immunitario.
In alcuni casi, la supplementazione di postbiotici, ovvero metaboliti purificati derivati da batteri probiotici, come il butirrato o il propionato in forma stabilizzata, può rappresentare un valido supporto, soprattutto quando l’equilibrio intestinale è compromesso o l’età avanzata riduce la capacità di sintesi naturale.
L’obiettivo, in ogni caso, è quello di nutrire il microbiota affinché sia lui a produrre i propri messaggeri di salute, restituendo al corpo la sua capacità di autoregolarsi.
Nel Metodo Colombo, l’analisi del microbiota è uno dei pilastri cardine del percorso: attraverso un’indagine approfondita, è possibile capire se il microbiota sta lavorando in modo efficiente, se produce adeguati livelli di metabiotici e come questi influenzano lo stato infiammatorio, metabolico e ormonale del soggetto.
Da questa base, viene poi elaborato un protocollo multidisciplinare su misura che combina alimentazione funzionale, strategie finalizzate alla riduzione dello stress e al miglioramento della qualità del sonno, programmi di allenamento individualizzati e, quando necessario, supporti nutraceutici mirati, con l’obiettivo finale di restituire all’organismo la sua capacità di comunicare correttamente, migliorando il dialogo tra intestino, cervello e sistema immunitario.
Un approccio frutto di oltre 20 anni di esperienza, che va a lavorare sul potenziale biologico della longevità, ovvero sulla capacità di mantenere vitali i processi di rigenerazione cellulare e di risposta adattiva; del resto, l’invecchiamento è il risultato di migliaia di microsegnali che, giorno dopo giorno, determinano come le nostre cellule rispondono nel tempo.
Prendersi cura, da subito, del proprio microbiota e della sua capacità di produrre metabiotici, significa andare ad agire in ottica preventiva, prima che i sintomi dell’invecchiamento inizino a presentarsi.
Se senti che il tuo corpo non ha più la stessa energia, che la digestione è cambiata o che la tua vitalità è diversa rispetto a qualche anno fa, potrebbe essere il momento di fermarsi un attimo ad ascoltare il proprio corpo, iniziando a prender cura di te, magari prenotando un primo consulto con me in Studio (ricevo a Lugano, Pontresina e Zurigo), oppure online per iniziare un percorso insieme.
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