04 Mar Cos’è il colesterolo e a cosa serve?
Il colesterolo è una molecola di grasso che, se presente in livelli adeguati, contribuisce al buon funzionamento dell’organismo.
Il colesterolo è una molecola di grasso che, se presente in livelli adeguati, contribuisce al buon funzionamento dell’organismo.
L’osteoporosi è una malattia sistemica che comporta la riduzione della massa ossa e l’alterazione del tessuto scheletrico che diventa sempre più fragile ed esposto al rischio di fratture spontanee.
In caso di integrazione di vitamina B12 protratta a lungo termine, senza la supervisione e la prescrizione di un professionista, si possono verificare dei casi di ipervitaminosi.
L’ipertrigliceridemia è la definizione medica dell’elevata concentrazione di trigliceridi nel sangue: una condizione che espone a vari rischi per la nostra salute come malattie cardiovascolari, aterosclerosi e pancreatite.
L’anemia megaloblastica è una patologia caratterizzata dall’ingrossamento delle dimensioni dei globuli rossi che, per questo, non sono più in grado di trasportare ossigeno in modo efficace.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) indica un consumo massimo, giornaliero, di 5 grammi di sale (corrispondenti a circa 2 grammi al giorno di sodio): considerando che, gran parte del sodio che assumiamo deriva da prodotti alimentari presenti sul mercato (ad esempio pane, prodotti da forno, formaggi, salumi) o da prodotti che lo contengono in modo naturale, possiamo capire quanto sia facile andare ben oltre il consumo massimo suggerito.
La carenza di vitamina B12 può portare ad una sintomatologia specifica che si manifesta in presenza di gravi deficit protratti nel tempo.
La vitamina B12, o cobalamina, appartiene alle vitamine del gruppo b e fa parte delle cosiddette vitamine essenziali (ovvero vitamine che il nostro corpo non è in grado di produrre).
La menopausa rappresenta, per una donna, la fine dell’età fertile: una fase della vita che richiede, e merita, dei cambiamenti.
La stipsi è un problema ormai diffuso nei paesi occidentali che colpisce fino al 30% della popolazione. In quasi tutti i casi, si riconosce un’alterazione del microbiota intestinale.