La frattura del femore: il tallone d’Achille della terza età

Il femore è l’osso dello scheletro umano più lungo, voluminoso e resistente su cui grava tutto il peso corporeo. Dal punto di vista anatomico, il femore è diviso in tre parti: l’estremità prossimale che si unisce all’anca, la parte che aderisce al ginocchio e, al centro, il corpo del femore. La parte maggiormente soggetta alle fratture è quella superiore, quella vicino all’anca (frattura alla testa del femore).

Ma come mai è così frequente la sua rottura in tarda età?

Le fratture ossee possono essere considerate una delle principali malattie della terza età e possono avere importanti conseguenze sullo stile di vita della persona da quel momento in poi. Con l’avanzare dell’età, infatti, la resistenza delle ossa diminuisce mentre il carico da portare no,  per questo le fratture si localizzano soprattutto nella parte alta del femore, quella vicino all’anca, andando a limitare fortemente la mobilità dell’arto.

Le conseguenze della frattura non sono sempre permanenti però, spesso, sono invalidanti. Oltre a questo, la rottura di un femore costringe a maggiore sforzo quello rimasto sano. Di conseguenza, chi si rompe un femore ha più probabilità di fratturare anche l’altro negli anni subito successivi.

Per un anziano, i principali fattori di rischio legati alla frattura del femore sono: le cadute e l’osteoporosi.

Le fratture del femore interessano le persone anziane perché, con l’avanzare dell’età, la densità ossea tende a cambiare e le fratture diventano più probabili. In genere, le donne risultano maggiormente colpite perché presentano più facilmente un quadro di osteoporosi (in questo caso entra in gioco la natura femminile che, dopo la menopausa, porta ad una minor produzione di estrogeni, ormoni che aiutano a rafforzare la massa ossea).

Prevenire l’osteoporosi (e le fratture) con l’alimentazione

Ora che abbiamo visto una delle principali problematiche, a livello osseo, a cui possiamo andare incontro con l’avanzare dell’età… vediamo come fare a prevenire questo problema, mettendo in atto una serie di piccoli accorgimenti a tavola, e nello stile di vita, che ci aiuteranno a mantenere un’ossatura solida ed in forma.

Le ossa contengono calcio e fosforo che servono a renderle dure e compatte. Per mantenere la densità ossea, l’organismo deve produrre una giusta quantità di ormoni come la calcitonina, gli estrogeni ed il testosterone. Per assorbire il calcio dagli alimenti e depositarlo nelle ossa è necessaria la vitamina D (vi lascio qui il link dove vi spiego, in modo approfondito cos’è, a cosa serve e cosa comporta una sua carenza) che viene sintetizzata tramite l’esposizione della pelle alla luce solare.

L’avanzare dell’età, la carenza di estrogeni e livelli insufficienti di vitamina D e calcio possono mettere a dura prova la salute delle ossa: la prevenzione dell’osteoporosi, è in genere più importante del trattamento, dal momento che è più facile prevenire la perdita di densità ossea che ripristinare la densità perduta.

Per contrastare la delicatezza della struttura ossea tipica dell’osteoporosi negli anziani è fondamentale, quindi, il supporto dell’alimentazione.

Vi consiglio di consultare sempre un nutrizionista esperto per valutare la vostra situazione individuale e stilare un piano alimentare specifico, basato sulle vostre reali esigenze nutrizionali e sui risultati degli esami ematici.

A livello alimentare, invece, suggerisco di moderare l’assunzione di alimenti ricchi di ossalati (sostanze che riducono l’assorbimento di calcio da parte del nostro intestino) come spinaci, prezzemolo, uva, fichi, cioccolato, caffè e tè e di optare, invece, per l’assunzione di alimenti ricchi di calcio come la rucola (uno degli alimenti con le maggiori concentrazioni di questo minerale) ma anche altre verdure a foglia verde (ad esempio cicoria, lattuga, broccoli, sedano, finocchi, cavoli e porri).

Diminuite, invece, la quantità di sale: l’eccesso di sodio, infatti, tende ad impoverire le ossa di calcio predisponendole allo sviluppo della patologia.

Via libera anche ai legumi, ricchi di minerali e proteine di origine vegetale.

Non bisogna mai dimenticare, invece, la vitamina D: è importante controllarne periodicamente i valori ematici ed intervenire, con un’opportuna supplementazione, quando necessario. A tal proposito, uno stile di vita più attivo ed all’aria aperta, ne favorisce l’attivazione grazie all’azione dei raggi solari.

Fragilità non è sinonimo di immobilità: l’esercizio fisico è un ottimo modo per preservarsi dai danni tipici dell’osteoporosi negli anziani perché l’attività fisica, oltre a dare numerosissimi benefici a livello cardiovascolare e posturale, rinforza le ossa e ne stimola la nuova formazione. Inoltre, il movimento aiuta il corpo a sviluppare reazioni di difesa alle cadute.

Un’attività “basica”, ma importantissima, è la camminata: è sufficiente anche solo un’ora al giorno per rinforzare l’apparato scheletrico limitando l’insorgenza del problema.

L’osteoporosi negli anziani è una malattia molto diffusa ma la sua prevenzione inizia, soprattutto, in età mediana, quando si presta meno attenzione alla propria alimentazione e al proprio stile di vita: per questo ritengo fondamentale costruire sin da subito solide basi, evitando di trovarsi dopo a rincorrere l’avanzare del problema.

Se volete approfondire questa tematica, valutare la condizione (anche tramite specifiche analisi per esaminare la presenza di determinati minerali importanti nell’organismo) e studiare, insieme a me, un piano alimentare e di allenamento preventivo, potete prenotare un primo consulto in Studio, oppure on line, cliccando su questo link.


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