Diabete di tipo 2: una sfida silenziosa ma dall’impatto significativo

Negli ultimi tempi, stiamo assistendo ad un fenomeno importante per la nostra società: l’età media sta avanzando, con una popolazione sempre più vecchia nel mondo industrializzato e i ritmi frenetici stanno riducendo sempre di più i tempi dedicati alla cura di sé, con un conseguente scenario dove alcune patologie diventano minacce sempre più concrete.

Ne è un esempio il diabete di tipo 2, patologia sempre più diffusa (in particolar modo per le persone oltre i 50 anni): pensate che, solo in Europa, si contano oltre 62 milioni di persone che convivono quotidianamente con questa condizione e, solo nel 2021, oltre 1,1 milioni di decessi sono stati causati dal diabete (quarta causa di morte nel mondo).

Ma andiamo con ordine, cos’è il diabete di tipo 2?

Pensiamo al glucosio come “carburante” delle nostre cellule: nelle persone affette da questa condizione, il corpo non lo gestisce correttamente, con un conseguente suo eccesso nel sangue che, a lungo termine, può danneggiare occhi, reni, cuore e sistema nervoso ma non solo; il diabete di tipo 2 viaggia spesso a braccetto con altri nemici della nostra salute come ipertensione, colesterolo alto, obesità e sindrome metabolica, tutte condizioni che aumentano notevolmente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

Tra i fattori di rischio abbiamo uno stile di vita poco corretto (principalmente sedentario e con un’alimentazione ricca di grassi e zuccheri), obesità, familiarità con il diabete, età (oltre i 45 anni il rischio aumenta considerevolmente) e fattori genetici (alcune etnie sono più predisposte a svilupparlo).

Uno dei problemi più grossi è il suo rimanere silente per anni, il che lo rende un vero e proprio nemico silenzioso. Esistono, però, alcuni campanelli d’allarme che possono darci un’indicazione di malattia in atto:

  • sete intensa e persistente,
  • frequente bisogno di urinare,
  • glicosuria (presenza di zucchero nelle urine),
  • vista sfocata,
  • affaticamento costante, anche senza una ragione valida,
  • lenta guarigione delle ferite,
  • infezioni ricorrenti.

 

Cosa possiamo fare per prevenire o gestire al meglio questa condizione?

La risposta è semplice, ma richiede un minimo di impegno. In questo caso, l’alimentazione è l’arma vincente, pertanto è necessario cambiare il nostro stile di vita, partendo da quello che portiamo in tavola.

 

Iniziamo seguendo questo piccolo decalogo:

  • riduciamo gli zuccheri semplici (bevande zuccherate, dolci, snack, merendine);
  • limitiamo i grassi saturi ed i grassi trans;
  • aumentiamo l’apporto di fibre, portando in tavola verdura, cereali integrali e legumi;
  • scegliamo alimenti a basso indice glicemico;
  • non saltiamo mai la colazione;
  • beviamo molta acqua, cercando di rimanere sempre ben idratati;
  • evitiamo salse, insaccati, carni processate, carni trasformate ed alimenti sotto gelatina;
  • riduciamo il consumo di alcolici e superalcolici;
  • preferiamo sempre delle cotture semplici come al vapore o la bollitura, evitando le fritture;
  • facciamoci seguire da un bravo nutrizionista per avere un piano alimentare specifico per le nostre esigenze.

 

Le linee guida alimentari per la gestione del diabete di tipo 2 sono basate su solide ricerche scientifiche (alcune durate anche vari anni).

Nello specifico, uno studio pubblicato sul prestigioso “Journal of the American Association” ha dimostrato come il consumo frequente di zuccheri semplici vada ad aumentare la glicemia e il conseguente rischio di complicanze diabetiche, mentre un’altra ricerca pubblicata su “Diabetic Medicine” ha evidenziato come le fibre, in particolar modo quelle solubili, possano migliorare la sensibilità all’insulina e, di conseguenza, la gestione della glicemia.

Un altro pilastro fondamentale nella gestione di questa patologia è l’attività fisica che può migliorare la sensibilità all’insulina, favorire il controllo della glicemia, aiutare a perdere peso (o a mantenerlo sotto controllo) e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari (oltre a migliorare notevolmente il tono del nostro umore, contribuendo alla riduzione dello stress).

Il movimento non deve essere necessariamente estenuante: anche una camminata a passo sostenuto, per 30 minuti al giorno, può fare una grandissima differenza. In questi casi conta tantissimo la nostra costanza e la nostra determinazione, due pilastri cardine di ogni cambiamento.

Il diabete di tipo 2 non ha cura, ma può essere gestito efficacemente con un approccio multidisciplinare che combina alimentazione sana, movimento, supplementazione e, nei casi in cui è necessario, terapia farmacologica.

Non abbiate paura a chiedere supporto ad un bravo nutrizionista, sia se vi ritrovate nella sintomatologia descritta in questo articolo, sia se nell’ultimo periodo avete accumulato qualche chiletto di troppo. Ricordatevi sempre che agire in ottica preventiva è il miglior regalo che possiate farvi, senza ritrovarvi a dover correre ai ripari quando è troppo tardi.

Un piccolo cambiamento oggi, può portare ad un’enorme differenza tra qualche anno.

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