05 Set Permeabilità intestinale e disbiosi: i veri ostacoli al dimagrimento.
Quando si parla di difficoltà a perdere peso, siamo portati a pensare subito a elementi come calorie, macronutrienti, tipologia di allenamento, integratori… tutto vero, ma spesso non sufficiente: sempre più evidenze scientifiche, infatti, dimostrano che esistono meccanismi meno visibili, ma altrettanto potenti, che possono ostacolare il dimagrimento, come la permeabilità intestinale e la disbiosi.
Del resto, l’intestino, oltre a occuparsi della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti, rappresenta una vera barriera immunitaria e metabolica, ed è proprio qui che si decide cosa può entrare nel corpo e cosa, invece, deve restare fuori: quando questa barriera si indebolisce, le conseguenze si riflettono sia sul nostro stato di salute generale che sulla capacità di dimagrire.
Ma andiamo con ordine: le cellule che rivestono l’intestino sono unite da strutture chiamate “tight junctions”: se queste giunzioni si allentano, la barriera diventa più permeabile, consentendo il passaggio nel circolo sanguigno di molecole e frammenti batterici che normalmente resterebbero confinati nell’intestino; questo fenomeno viene definito “leaky gut syndrome” o permeabilità intestinale.
L’ingresso di queste sostanze nel circolo sanguigno, attiva il sistema immunitario e innesca una condizione di infiammazione cronica di basso grado, uno stato, silenzioso e spesso privo di sintomi specifici, che ha conseguenze dirette sul metabolismo in quanto favorisce la resistenza insulinica, altera la sensibilità alla leptina (l’ormone che regola la sazietà) e stimola il corpo ad accumulare grasso viscerale.
Un interessante studio pubblicato su Diabetes, ha dimostrato come la presenza di lipopolisaccaridi batterici nel sangue (un segnale di aumentata permeabilità intestinale) sia associata a un incremento del rischio di obesità e insulino-resistenza: in altre parole, quando l’intestino perde la sua integrità, il metabolismo rallenta e dimagrire diventa un percorso in salita.
L’altro grande protagonista è il nostro microbiota intestinale, ovvero l’insieme di miliardi di batteri che vivono nel nostro intestino e che, se in equilibrio, svolgono funzioni essenziali come produrre vitamine, regolare la digestione delle fibre, proteggere la mucosa intestinale e contribuire alla produzione di molecole che influenzano il metabolismo energetico.
Quando però questo equilibrio si rompe, si entra in disbiosi, ovvero una condizione in cui i batteri “amici” diminuiscono e lasciano spazio a specie che producono metaboliti tossici o infiammatori: questo cambiamento può andare ad alterare la regolazione dell’appetito, favorire la produzione di sostanze che ostacolano l’ossidazione dei grassi e aumentare i segnali pro-infiammatori che interferiscono con la sensibilità insulinica.
Ce lo conferma anche uno studio pubblicato su Nature, che ha evidenziato come specifiche alterazioni del microbiota siano associate a un maggiore indice di massa corporea e a un aumento della massa grassa addominale. La ricerca ha anche mostrato che la composizione del microbiota intestinale può influenzare la capacità di una persona di rispondere a una dieta dimagrante: due persone con la stessa alimentazione possono infatti ottenere risultati molto diversi, proprio in base alla flora batterica intestinale.
La buona notizia è che permeabilità intestinale e disbiosi non sono condizioni irreversibili: con le giuste strategie alimentari e la giusta supplementazione, è possibile ripristinare uno stato di eubiosi, favorendo tutti i processi metabolici.
Una dieta ricca di fibre solubili, provenienti da frutta, verdura, legumi e semi oleosi, rappresenta il primo passo che dovremmo mettere in atto: le fibre diventano substrato per i batteri “buoni”, che producono acidi grassi a catena corta (molecole capaci di nutrire direttamente le cellule intestinali e rafforzarne la barriera).
Gli alimenti fermentati, come yogurt, kefir, crauti o kimchi, rappresentano ottimi nutrienti per i batteri benefici, mentre i polifenoli presenti in frutti di bosco, tè verde e olio extravergine di oliva agiscono come potenti modulatori del microbiota.
Sul fronte proteico, meglio preferire fonti leggere e digeribili, come legumi e pesce azzurro, evitando carne rossa e insaccati che possono alimentare processi infiammatori intestinali. Inoltre, il pesce azzurro è ricchissimo di acidi grassi Omega-3 che contribuiscono a ridurre l’infiammazione e a sostenere la salute della mucosa.
In alcune situazioni, soprattutto quando le condizioni di disbiosi o di permeabilità sono già presenti, può essere utile ricorrere a una supplementazione mirata di ceppi probiotici, scelti in base al profilo individuale, che aiutano a ristabilire l’equilibrio del microbiota.
La glutammina rappresenta, poi, un nutriente chiave per la rigenerazione delle cellule intestinali, mentre la vitamina D e lo zinco contribuiscono al buon funzionamento della barriera mucosa. L’integrazione, però, non deve mai essere casuale: la scelta di ceppi, dosaggi e combinazioni richiede un’analisi attenta della situazione clinica e dei parametri biologici, e deve essere sempre fatta da un nutrizionista esperto.
Nel Metodo Colombo, questi aspetti vengono sempre analizzati con grande attenzione: la valutazione iniziale include test mirati sulla salute intestinale, come il dosaggio della zonulina per valutare la permeabilità e l’analisi del microbiota intestinale, per identificare eventuali squilibri tra ceppi batterici.
Questi dati vengono integrati con lo studio del metabolismo, dello stato ormonale e dei marker infiammatori, così da avere un quadro chiaro e personalizzato: solo a partire da questa base, infatti, è possibile costruire un percorso che vada a lavorare sulle cause del blocco metabolico, piuttosto che limitarsi a trattarne i sintomi.
La personalizzazione è la chiave del Metodo Colombo: ogni organismo risponde in modo diverso e ciò che funziona per una persona può essere inefficace per un’altra.
Se stai cercando di dimagrire ma il peso non si muove, o se accanto alla difficoltà a dimagrire noti segnali come gonfiore, digestione lenta o stanchezza cronica, potrebbe essere il momento giusto per indagare cosa sta accadendo in profondità, partendo proprio dall’intestino.
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