04 Ott Nutrizione su misura? Ecco l’importanza del microbioma intestinale.
L’approccio moderno alla nutrizione sta cambiando molto rapidamente: grazie alla continua ricerca scientifica, sappiamo che non basta più basarsi sui classici indicatori per creare un piano alimentare su misura.
Grazie all’evoluzione delle tecniche di analisi, siamo arrivati a scoprire come uno degli elementi che più di tutti può influenzare la nostra vita, sia il microbioma intestinale, un complesso ecosistema di microrganismi che, sempre più, sta diventando protagonista nella nostra salute e nella risposta metabolica ai cibi che consumiamo.
Ma cosa c’entra il microbioma con la nostra dieta?
Dovete sapere che questi microrganismi che abitano il nostro intestino, svolgono un ruolo fondamentale nella digestione, nella sintesi di nutrienti essenziali e nella modulazione del sistema immunitario. Inoltre, producono metaboliti che possono influenzare il metabolismo degli zuccheri e dei grassi, con conseguente impatto diretto sul nostro peso corporeo e sul nostro stato di salute in generale.
Pensate che, secondo un recente studio pubblicato su Cell Host & Microbe, la composizione del nostro microbioma sarebbe direttamente correlata con la risposta ai micronutrienti. Nella ricerca è stato evidenziato come alcuni individui, con una determinata composizione del microbioma, reagissero con un aumento più marcato dei valori glicemici al consumo di determinati carboidrati, mentre altri lo sperimentavano con l’assunzione di alcune tipologie di grassi.
Come potrete ben capire, una dieta standardizzata che non tenga conto di queste differenze, potrebbe apportare risultati diametralmente opposti sue due persone diverse, oltre a non garantirci risultati duraturi nel lungo termine.
Tradizionalmente, per creare un piano nutrizionale, si considerano i valori ematici che vanno ad analizzare parametri come glicemia, colesterolo e trigliceridi, si fa un calcolo del fabbisogno giornaliero e si va a dare una dieta basata sul semplice deficit calorico. Questi dati possono essere indubbiamente utili, ma forniscono solo una visione parziale dello stato di salute e ignorano completamente l’impatto diretto che questa dieta potrebbe avere sul microbioma intestinale e viceversa.
Un’altra ricerca molto interessante è stata pubblicata su Nature, ed ha evidenziato come gli individui con una maggiore presenza di batteri Prevotella rispondessero meglio ad una dieta ricca di fibre, rispetto a quelli con un microbioma dominato da Bacteroides.
Un’analisi della composizione della nostra flora batterica, può quindi essere indispensabile per comprendere come un certo regime alimentare potrà influenzare il nostro organismo, determinando variazioni nell’assorbimento di nutrienti e nella produzione di metaboliti.
Ad oggi, sappiamo come il microbioma sia in grado di influenzare vari aspetti della nutrizione, come:
- regolazione del metabolismo energetico: alcuni batteri sono in grado di estrarre più energia dai cibi rispetto ad altri, favorendo un aumento di peso in individui con un microbioma più predisposto;
- regolazione dell’appetito e del senso di fame: certi metaboliti batterici, come gli acidi grassi a catena corta, hanno un effetto diretto sulla secrezione di alcuni ormoni legati al senso di fame e di sazietà, come la leptina e la grelina;
- immunomodulazione: una flora batterica in condizione di disbiosi può favorire l’insorgenza di stati infiammatori cronici che influenzano la risposta dei cibi ed aumentano il rischio di malattie metaboliche.
Un’altra evidenza interessante, risultato delle ultime ricerche scientifiche, riguarda le intolleranze e le sensibilità alimentari, due elementi che non possono essere identificati tramite le classiche analisi ematiche.
Le analisi del microbioma possono essere utili anche a questo, visto che un equilibrio alterato tra le specie batteriche intestinali può contribuire all’insorgenza di sintomi come gonfiore e dolori addominali, problemi digestivi e condizioni di stipsi e diarrea, anche in assenza di reazioni immunologiche visibili nei test tradizionali.
Ad esempio, nei soggetti con una predominanza di batteri produttori di gas (come i Clostridium), si possono verificare sintomi simili all’IBS (sindrome dell’intestino irritabile) quando si consumano alimenti ricchi di zuccheri fermentabili, come fruttani o galattani, anche se le analisi ematiche risultano completamente normali.
Il futuro della nutrizione personalizzata è, quindi, strettamente correlato alla totale comprensione del nostro microbioma. Integrare tutte queste conoscenze nella pratica clinica significa non solo migliorare notevolmente l’efficacia dei piani nutrizionali, ma anche essere in grado di prevenire malattie metaboliche ed autoimmuni e migliorare notevolmente il benessere a lungo termine, spostando il focus da una visione “esterna” ad una comprensione più profonda ed integrata del funzionamento del nostro corpo umano.
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