18 Ott Microbiota intestinale: la chiave nascosta della salute mentale
Negli ultimi anni, lo studio del microbiota intestinale ha guadagnato sempre più rilevanza nel campo della salute, non solo per il suo risaputo impatto sulla digestione, ma anche (e soprattutto) per il suo ruolo importantissimo nel regolare una vasta gamma di funzioni corporee.
Oggi, infatti, sappiamo che l’insieme di miliardi di microrganismi che popolano il nostro intestino, può influenzare anche la nostra salute mentale, immunitaria e metabolica.
Secondo recenti studi, esiste infatti una connessione diretta tra il nostro microbiota e lo sviluppo di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson.
È molto importante assicurarsi che la nostra flora batterica sia in una perfetta condizione di equilibrio, detta anche “eubiosi” perché, quando questa viene compromessa e ci si trova in una condizione di “disbiosi”, aumenta notevolmente il rischio di insorgenza di infiammazione cronica, malattie metaboliche, malattie autoimmuni e, sorprendentemente, malattie neurodegenerative.
La scoperta della connessione tra microbiota intestinale e cervello ha aperto le porte a nuove strade per comprendere meglio malattie come l’Alzheimer e il Parkinson. I ricercatori hanno dimostrato come il microbiota sia in grado di produrre molecole che possono influenzare il sistema nervoso centrale, alcune delle quali con il potenziale di ridurre l’infiammazione a livello cerebrale, altre invece che potrebbero contribuire al peggioramento delle condizioni neurodegenerative.
Una ricerca del 2021, condotta dall’Università di Ginevra, ha messo in luce proprio questa dinamica, dimostrando come la nostra flora batterica possa avere un’implicazione diretta con lo sviluppo dell’Alzheimer.
Lo studio ha dimostrato come le persone affette dalla malattia presentassero una composizione microbica alterata rispetto agli individui sani, con un aumento di specifici batteri pro-infiammatori, ovvero microorganismi in grado di produrre sostanze tossiche che, attraverso il circolo sanguigno, possono raggiungere il nostro cervello, contribuendo all’accumulo di beta-amiloide (una delle caratteristiche distintive della malattia).
A questa ricerca è seguito uno studio pubblicato sulla rivista “Frontiers in Aging Neuroscience”, che ha evidenziato come la modulazione del microbiota intestinale, attraverso una corretta dieta e una supplementazione di specifici probiotici, possa ridurre la progressione della malattia, aprendo la strada a nuove terapie preventive.
Anche sul fronte del morbo di Parkinson ci sono ottimi risvolti dal punto di vista scientifico: secondo uno studio pubblicato su “Cell”, alcuni specifici batteri intestinali potrebbero influenzare la formazione di aggregati di alfa-sinucleina, una proteina associata alla progressione della malattia. Allo stesso modo dell’Alzheimer, la gestione del microbiota potrebbe diventare una strategia terapeutica per rallentare l’avanzamento della malattia o, addirittura, per agire in ottica preventiva.
Conoscere la rilevanza della nostra flora batterica ci dà modo di comprenderne l’importanza, permettendoci di agire anche in ottica migliorativa, in modo da evitare di danneggiare il delicato equilibrio del microbioma intestinale.
Solitamente vi parlo di abitudini alimentari sane che ne favoriscono la salute; tuttavia, oggi voglio raccontarvi cosa può andare a influire in modo negativo:
- utilizzo di zuccheri raffinati ed alimenti ultra-processati, ovvero prodotti industrializzati, prodotti trasformati, merendine, snack, preparati da forno raffinati e molto altro ancora, tutti alimenti che possono promuovere la crescita di batteri nocivi, riducendo la diversità batterica e favorendo, di conseguenza, l’insorgenza di una condizione disbiotica;
- uso indiscriminato di antibiotici, un fenomeno sempre più diffuso negli ultimi anni, al punto che molte persone stanno sviluppando condizioni di antibiotico-resistenza. Se presi senza cognizione di causa, oltre a ridurre sempre più la loro efficacia, possono andare a distruggere non solo batteri patogeni, ma anche quelli benefici per l’intestino, favorendo un conseguente stato di infiammazione cronica;
- consumo eccessivo di bevande alcoliche, note per la loro capacità di danneggiare le mucose intestinali, alterando il microbiota. Un utilizzo prolungato di bevande alcoliche e superalcoliche può causare disbiosi, ridurre la diversità batterica e contribuire all’insorgenza di permeabilità intestinale;
- stress cronico, forse uno dei killer più silenziosi della nostra epoca. Lo stress psicologico è strettamente correlato alla salute intestinale, specialmente quando è prolungato per molto tempo. La sua presenza stimola un’eccessiva produzione di cortisolo, un ormone che può influenzare negativamente la permeabilità intestinale.
Investire sulla conoscenza della propria flora batterica intestinale (attraverso una specifica analisi del microbiota), adottare una dieta bilanciata e consapevole e mettere in atto una serie di comportamenti atti a preservarne l’equilibrio diventa sempre più importante per garantirci un futuro roseo e privo di complicazioni a livello di salute.
Siamo di fronte a una delle scoperte scientifiche più importanti del nostro secolo: sono sicuro che continuare ad esplorare questi aspetti ci darà strumenti sempre più efficaci per vivere una vita più lunga e sana.
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