06 Giu Dimagrimento bloccato: e se non fosse colpa della dieta?
Ci sono momenti in cui, nonostante tutti gli sforzi, la bilancia sembra non voler collaborare: si segue un’alimentazione corretta, si prova a muoversi di più, si resiste alle tentazioni… eppure, il peso resta invariato, facendoci sprofondare in un mix tra frustrazione, senso di colpa e dubbi su se stessi.
È facile pensare di non aver fatto abbastanza, ma spesso la realtà è un’altra: quando il dimagrimento si blocca, il problema potrebbe non essere nel piatto, ma dipendere dal nostro sistema ormonale.
Con l’avanzare dell’età, o in particolari fasi della vita, il corpo può iniziare a reagire in modo diverso ai vari stimoli, non solo a livello del metabolismo che tende a rallentare, ma anche a livello ormonale.
Insulina, leptina, cortisolo e altri ormoni chiave, regolano il modo in cui immagazziniamo, o bruciamo, energia: se questi meccanismi si alterano, anche una dieta apparentemente sana può non dare i risultati sperati.
Un classico esempio è quello dell’iperinsulinemia, ovvero una presenza costantemente elevata di insulina nel sangue. Quando questo ormone (fondamentale per regolare la glicemia) è in eccesso, promuove l’accumulo di grasso e rende più difficile il suo utilizzo come fonte di energia. Pensate che, secondo un interessante studio pubblicato su Cell Metabolism, le persone con livelli elevati di insulina perderebbero molto meno peso (anche a parità di calorie introdotte) rispetto a chi ha valori nella norma. Questo è un concetto molto importante visto che spiega come il dimagrimento non dipenda solo da quanto mangiamo, ma anche (e principalmente) da come il nostro corpo reagisce a ciò che mangiamo.
Un altro ormone importantissimo è il cortisolo, chiamato anche ormone dello stress: suoi livelli cronicamente alti non solo portano ad aumentare il senso di fame e alla tendenza a desiderare alimenti ricchi di zuccheri e grassi, ma promuovono anche l’accumulo di grasso viscerale (uno dei più grandi fattori di rischio cardiometabolico). Secondo uno studio, questa volta pubblicato sul Journal of Obesity, le persone con elevato stress percepito presentano livelli di grasso localizzato nella zona addominale nettamente più alti rispetto ai soggetti meno stressati, a parità di indice di massa corporeo. Questo ci permette di capire facilmente come lo stress cronico sia in grado di alterare la regolazione ormonale, spingendo il corpo a conservare quanto più grasso possibile, mentre noi vorremmo l’esatto contrario.
Ma cosa possiamo fare per gestire questo blocco ormonale?
La prima risposta deve essere sempre riportare l’organismo in equilibrio e, per farlo, l’alimentazione resta indubbiamente uno strumento centrale, a patto che sia personalizzata da un bravo nutrizionista sulla base della condizione ormonale di partenza. In presenza di iperinsulinemia, ad esempio, diventa fondamentale lavorare sull’indice e sul carico glicemico dei pasti, riducendo gli zuccheri semplici, abbinando sempre una fonte proteica o di fibre ai nostri piatti e prestando attenzione alla qualità degli amidi. Anche i ritmi di assunzione del cibo possono influenzare l’assetto ormonale: in alcuni casi, modelli alimentari che prevedono finestre più ristrette di assunzione (come il digiuno intermittente, da effettuare sempre e solo sotto indicazione del nutrizionista di fiducia), possono aiutare a migliorare la sensibilità insulinica e a ridurre l’infiammazione cronica di basso grado.
Per quanto riguarda il cortisolo, occorre lavorare sull’igiene del sonno e sulla gestione dello stress, due concetti di pari importanza al mangiare bene; tecniche di respirazione, attività fisica moderata e regolare, esposizione alla luce naturale nei primi momenti della giornata sono tutti strumenti che aiutano a rimettere in asse il ritmo sonno-veglia, riducendo il carico di stress sistemico. Dal punto di vista alimentare, possiamo aiutarci con minerali come il magnesio, fondamentale per modulare la risposta allo stress (non a caso moltissimi integratori per il benessere neuroendocrino lo includono in forma biodisponibile).
Anche la supplementazione può essere molto utile in questi casi: berberina, acido alfa-lipoico, inositolo e adattogeni naturali come la rhodiola sono tra i nutraceutici più studiati per supportare la regolazione ormonale.
Nel Metodo Colombo, questi aspetti vengono trattati sempre come parte integrante di un percorso multidisciplinare: ogni piano nutrizionale, infatti, parte sempre da un’analisi precisa dello stato metabolico e ormonale, poiché non tutti i corpi reagiscono allo stesso modo e un approccio davvero efficace deve sempre tenere in considerazione ciò che accade all’interno del nostro organismo.
La stessa attenzione viene dedicata anche al miglioramento del sonno, allo studio di un’attività fisica compatibile, alla ricerca di nutraceutici mirati e, soprattutto, a un grande lavoro di rieducazione alla consapevolezza alimentare, per ristabilire un rapporto più sereno con il cibo e con il proprio corpo.
Se sentite che il vostro corpo non vi sta seguendo come dovrebbe e se avete la sensazione di fare tutto giusto ma non ottenete risultati, potrebbe essere arrivato il momento giusto per imparare ad ascoltarlo davvero, perché la perdita di peso non deve essere una lotta quotidiana, ma un cambiamento graduale e naturale, per un corpo pronto e ben guidato.
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