06 Dic Blue Zones: dove il tempo sembra fermarsi per tutti.
Avete mai sentito parlare delle “Blue Zones”? Sono delle aree del mondo in cui la popolazione vive significativamente più a lungo rispetto alla media globale, raggiungendo (e spesso superando) i 100 anni di età in buona salute.
Questo fenomeno è stato oggetto di studi approfonditi da parte di ricercatori e scienziati, che hanno cercato di identificare i fattori dietro questa sorprendente longevità.
Il concetto è stato introdotto dai ricercatori Gianni Pes e Michel Poulain negli anni 2000 e poi reso celebre dal giornalista e scrittore Dan Buettner. Durante un primo studio in Sardegna, i due ricercatori identificarono aree specifiche in cui la percentuale di centenari era insolitamente alta: queste zone vennero segnate con un cerchio blu sulla mappa, da qui il nome “Blue Zones”.
Con il passare degli anni, ulteriori studi hanno identificato 5 regioni principali:
- Ogliastra (Sardegna – Italia),
- Okinawa (Giappone),
- Ikaria (Grecia),
- Nicoya (Costa Rica),
- Loma Linda (California).
Tutti luoghi molto distanti tra loro, ma che condividono sorprendenti somiglianze nello stile di vita, nell’alimentazione e nelle abitudini sociali, tutti punti strettamente correlati alla loro eccezionale longevità.
Uno dei tratti sicuramente più distintivi è quello legato all’alimentazione, basata sempre su alimenti semplici, freschi e non processati. La dieta varia leggermente da zona a zona, ma segue dei principi molto comuni: la maggior parte delle calorie deriva da legumi, cereali integrali, verdura e frutta. I legumi, in particolare, sono la costante e rappresentano una fonte primaria di proteine.
Gli abitanti delle Blue Zones, poi, consumano alimenti non processati, freschi e spesso coltivati localmente, evitando quelli industrializzati, riducendo così al minimo il consumo di zuccheri aggiunti e conservanti.
Altro aspetto comune è l’abitudine di non mangiare fino alla sazietà, fermandosi intorno all’80% della pienezza: un principio noto come “hara hachi bu” a Okinawa.
In Sardegna e in Ikaria, l’olio extra vergine è una componente essenziale della dieta, ricco di grassi monoinsaturi noti per i loro benefici sul nostro sistema cardiovascolare, oltre all’utilizzo di spezie come origano, rosmarino e curcuma che svolgono il ruolo di insaporitori di piatti al posto del sale e apportano effetti antiossidanti ed antinfiammatori.
Anche lo stile di vita è molto simile tra tutte le Blue Zones: l’attività fisica, infatti, è parte integrante delle loro giornate, ed è integrata nella quotidianità. La maggior parte degli abitanti svolge lavori manuali, come coltivare la terra, occuparsi del bestiame, raccogliere la legna o percorrere vari dislivelli di terreno, tutte attività fisiche che migliorano la circolazione, la salute cardiovascolare e il tono muscolare.
Inoltre, la socialità ed il senso di appartenenza sono fondamentali, contribuendo a ridurre lo stress (un fattore che, se trascurato, può impattare notevolmente sulla nostra longevità).
Uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology ha esaminato l’impatto delle abitudini alimentari sulle malattie croniche e sulla mortalità, confermando come una dieta ricca di alimenti di origine vegetale sia strettamente correlata ad una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, di diabete e addirittura di alcune tipologie di cancro.
Pensate che, secondo una ricerca condotta dal team del National Geographic, la combinazione di questi punti chiave (dieta sana, attività fisica moderata e relazioni sociali forti) potrebbe da sola garantire fino a 10 anni in più rispetto alla media globale.
Come potremmo mettere in pratica le loro abitudini nel nostro quotidiano?
Per adottare uno stile alimentare simile a quello delle Blue Zones potremmo preferire i legumi al posto della carne, utilizzandoli come base proteica, scegliere cereali integrali come farro, orzo o quinoa al posto dei classici grani lavorati e raffinati, evitare burro o margarina sostituendoli con l’olio extravergine di oliva e cercare di consumare più verdura di stagione (meglio ancora se coltivata localmente), aggiungendola ad ogni pasto.
Sono tutte piccole modifiche che, in un lasso temporale più lungo, possono fare una grandissima differenza.
Le Blue Zones ci insegnano, quindi, che la longevità non è solo una questione genetica, ma una perfetta connessione di vari fattori: per questo adottare anche solo alcuni dei principi che guidano queste comunità può migliorare significativamente la nostra qualità di vita.
In un mondo sempre più dominato da ritmi frenetici e cibi industrializzati (sempre più facili e veloci da consumare, a discapito dei veri nutrienti), tornare ad uno stile di vita più naturale e consapevole potrebbe essere non solo una scelta salutare, ma anche un modo per ritrovare armonia con noi stessi e con l’ambiente che ci circonda.
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