05 Feb Malattie autoimmuni e microbioma intestinale: esiste una correlazione?
Quando si parla di malattie autoimmuni si apre un vero e proprio mondo, specialmente se, a questo, associamo il microbioma intestinale (un insieme di circa 100 miliardi di organismi come batteri, funghi, protozoi e virus che, in condizioni normali, convive pacificamente e contribuisce a determinare il nostro stato di salute).
La ricerca scientifica, infatti, si sta indirizzando sempre di più verso lo studio del microbioma e delle patologie correlate alla permeabilità intestinale (una particolare condizione che permette ai batteri di superare la barriera intestinale e raggiungere organi come fegato, milza e linfonodi, innescando una reazione del sistema immunitario contro l’organismo).
Secondo un gruppo di ricercatori della Yale School of Medicine, malattie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico, possono essere generate proprio da un batterio presente nell’intestino (Enterococcus Gallinarum) che, tramite la permeabilità, riesce ad entrare nell’organismo, in particolare in milza e linfonodi, scatenando un processo infiammatorio che induce la proliferazione di autoanticorpi (anticorpi che attaccano anche le cellule sane dell’organismo).
La controprova è arrivata quando sono stati introdotti, artificialmente, altri tipi di batteri negli stessi organi che non hanno indotto una reazione immunitaria di questo tipo.
In caso di alterata permeabilità intestinale, la via transcellulare che viene utilizzata per il trasporto delle varie sostanze attraverso il lume intestinale diventa poco efficiente, mentre la via paracellulare si allarga e permette a notevoli quantità di materiale di passare alla circolazione, scatenando reazioni infiammatorie ed autoimmuni.
La zonulina è una delle proteine deputate al trasferimento di alcuni soluti, dal lume all’interno dell’epitelio intestinale, quindi la sua misurazione rappresenta un buon marker della permeabilità intestinale.
Il suo aumento è stato associato all’insorgenza di varie malattie autoimmuni come celiachia, diabete di tipo 1, lupus, artrite reumatoide, sclerosi multipla e tiroidite di Hashimoto.
Per questo, il normale ripristino del microbioma intestinale con integrazione di specifici probiotici e prebiotici rappresenta la miglior soluzione per gestire le condizioni associate ad una flora batterica disbiotica e prevenire l’insorgenza di malattie autoimmuni.
Il ripristino della composizione del microbiota e della struttura della comunità microbica conduce in modo plausibile alla normale funzionalità, all’omeostasi intestinale ed alla difesa della barriera fisica ed immunitaria.
Va ricordato, infatti, che il nostro microbiota svolge compiti molto importanti come:
- Scudo contro organismi patogeni.
- Aiuto alla digestione ed all’assorbimento di nutrienti.
- Sintesi di vitamine ed amminoacidi essenziali.
- Produzione di sostanze che regolano risposte immunitarie e metaboliche.
Per questo vi suggerisco di eseguire un test per valutare la composizione del microbioma intestinale (si tratta di un’analisi facile e veloce, basata sulla coprocoltura, che non ha controindicazioni e non è invasiva) in modo da poter intervenire, in caso di disbiosi, modificando la dieta ed integrando specifici ceppi batterici.
Una dieta povera di fibre, ma ricca di proteine, aumenta, infatti, il rischio di sviluppo di patogeni portando l’intestino ad uno stato disbiotico.
Anche la scarsa assunzione di micro e macronutrienti può influenzare negativamente la composizione del microbioma: per questo, a seconda della dieta seguita, è possibile ottenere una maggiore (o minore) crescita di determinate specie batteriche.
La nostra alimentazione è tipicamente ricca di zuccheri, grassi e proteine: tutti nutrienti che non hanno benefici sul microbioma ma, anzi, possono portare ad uno stato disbiotico.
Se presentate sintomi come gonfiore addominale, stipsi, diarrea, aerofagia o stanchezza cronica, vi consiglio di rivolgervi ad un professionista della nutrizione evitando, tassativamente, il fai da te (che, in questi casi, potrebbe rivelarsi molto dannoso per la salute).