È giusto consumare buone quantità di frutta?

La frutta è un gruppo di alimenti, a base vegetale, tipicamente zuccherini e dall’importante contenuto nutrizionale di vitamine, sali minerali, fibra, polifenoli, fruttosio ed acqua.

Ormai sappiamo tutti le proprietà benefiche che hanno questi alimenti a livello nutraceutico: sono ricchi, infatti, di antiossidanti (che aiutano a contrastare i radicali liberi e a l’invecchiamento cellulare), minerali e vitamine; ma sono realmente adatti a tutti?

Partiamo con il dire che la frutta rappresenta una buona fonte di carboidrati a basso indice glicemico ed insulinico ma solo se introdotta in porzioni adeguate ed in persone sane che non stanno seguendo un regime dietetico: ora vi spiego perché.

La frutta è ricca di uno zucchero chiamato fruttosio che, ad elevate quantità, porta ad una notevole sintesi epatica di acidi grassi finalizzati al deposito adiposo: questo può essere dannoso nei pazienti affetti da steatosi epatica, nei pazienti dismetabolici e nei pazienti nefropatici per l’impatto negativo che avrebbe sulla funzionalità dei reni già compromessi dalla patologia.

In questi casi, se proprio non si vuole rinunciare ad un frutto, consiglio di mangiarlo solo a colazione e a pranzo (abbinato allo schema del piatto sano di Harvard composto al 25% da cereali integrali, 25% proteine come, ad esempio, legumi e la rimanente parte a base di ortaggi) in quantità moderate.

Spremute e succhi (specialmente quelli industrializzati) dovrebbero essere evitati da queste tipologie di pazienti.

Nei soggetti sani che non stanno seguendo un regime dietetico e nelle persone sportive, o molto attive fisicamente, consiglio di mangiare la frutta come spuntino, a metà mattina ed a metà pomeriggio (sempre in quantità moderate) in abbinamento a della frutta secca come noci o mandorle.

Una dieta ricca di frutta, inoltre, può provocare gonfiori, fermentazioni e feci malformate oltre ad un aumento dei trigliceridi e ad un aumento del tessuto adiposo.

Molti casi di trigliceridi alti o steatosi epatica (fegato grasso), infatti, sono legati all’abitudine scorretta di assumere elevate quantità di frutta al termine del pranzo o della cena: in questo caso si può andare incontro ad un rallentamento della digestione abbinato ad un conseguente gonfiore addominale. Inoltre, si va a creare un picco di zuccheri che il nostro corpo accumula, a livello del fegato, sotto forma di grasso.

Da evitare anche i regimi dietetici “depurativi” basati sulla sola assunzione di frutta per tutta la giornata, sia perché questi alimenti non sono in grado di coprire il fabbisogno giornaliero del nostro organismo in materia di carboidrati, proteine e grassi, sia perché possono portare a fermentazioni intestinali, gonfiori ed acidità di stomaco.

Quello che in pochi sapranno, è che la frutta contiene delle molecole “anti-nutrizionali” ovvero composti che, se in eccesso, possono portare ad un malassorbimento nutrizionale vanificandone le proprietà nutrizionali: ad esempio, un eccesso di polifenoli o tannini, all’interno del lume intestinale, può portare a chelare i metalli e a ridurne la biodisponibilità (un caso pratico potrebbe essere quello del ferro, metallo importante per la sintesi di emoglobina) mentre un eccesso di ossalati può portare a ridurre la biodisponibilità del calcio, minerale importante per l’osteogenesi.

Come per ogni altro alimento, la parola chiave è moderazione: un consumo eccessivo di frutta, contrariamente a quanto si pensa, non costituisce assolutamente una buona abitudine alimentare.

Vi consiglio di optare per la frutta più acerba: maggiore è il grado di maturazione, maggiore è la quantità di zuccheri contenuti e di evitarne la cottura: durante questo processo, infatti, vengono perse alcune proprietà benefiche e rilasciate maggiori quantità di zuccheri semplici che possono portare ad un aumento del grasso corporeo.

In caso di dubbi, chiedete sempre il parere del vostro nutrizionista di fiducia: sarà felice di consigliarvi la soluzione migliore per il vostro specifico caso.

 


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