31 Gen Quali sono i fattori di rischio di ipovitaminosi D?
La vitamina D svolge importanti funzioni per il nostro organismo ma, secondo una ricerca dell’Università di Harward, quasi una persona su 7 soffre (spesso senza saperlo) di una carenza.
Quando i valori scendono sotto i 30 nanogrammi per millilitro (o 75 nmol/l) possiamo parlare di ipovitaminosi, che diventa rilevante al di sotto dei 20 nanogrammi (o 50 nmol/l).
La carenza di vitamina D può essere causata da vari fattori tra cui:
- Inadeguata esposizione solare
- Aumento del fabbisogno di vitamina D
- Alterato assorbimento intestinale
- Malattie epatiche / renali
- Terapie a base di farmaci
Esistono, poi, alcuni fattori che contribuiscono ad aumentare il rischio di ipovitaminosi come fumo di sigaretta (ne altera il metabolismo), stato di obesità (il tessuto adiposo sottrae vitamina D all’intestino, riducendone la biodisponibilità), abuso di alcool, morbo di Crohn e celiachia (ne compromettono l’assorbimento intestinale), insufficienza renale o epatica.
La carenza di questa vitamina compromette la mineralizzazione ossea ed aumenta il rischio cardiovascolare, ipertensivo, diabetico e dislipidemico comportando diversi rischi per il nostro organismo: per questo è molto importante valutarne, periodicamente, i livelli.
È possibile farlo direttamente in Studio, con un test rapido e non invasivo (si tratta di una semplice puntura capillare) che permette di avere il risultato in pochi minuti in modo da decidere un’eventuale integrazione. Importante andare a lavorare anche sull’eliminazione dei vari fattori di rischio. La terapia varia da paziente a paziente, a seconda del fattore scatenante, motivo per cui è opportuno fare una corretta anamnesi ed evitare, tassativamente, il fai da te.