25 Lug Metabolismo bloccato? La causa è scritta nel passato.
Siamo abituati a pensare all’alimentazione come a un atto quotidiano, ovvero a qualcosa che riguarda il presente: ciò che mangiamo oggi avrà un effetto nel breve periodo. Ma se vi dicessi che scelte alimentari fatte anche magari 5 o 10 anni fa (e ormai dimenticate) continuano ad avere un’influenza profonda sul nostro metabolismo attuale?
Il nostro corpo è una macchina perfetta, e non dimentica. A livello cellulare, ogni singolo pasto lascia un’impronta… a volte leggera, a volte più marcata… un concetto chiamato memoria metabolica o, più correttamente, memoria cellulare nutrizionale, una sorta di registro biologico in cui vengono annotate, nel tempo, le abitudini alimentari, i periodi di stress calorico, le carenze o gli eccessi, con conseguenze che possono protrarsi anche per anni.
Molti clienti, infatti, si sorprendono quando, dopo anni di diete drastiche, iniziano a notare una resistenza al dimagrimento o un senso di stanchezza cronica, nonostante un’alimentazione apparentemente sana. In questi casi, è utile cambiare prospettiva: non si tratta solo di quello che stiamo facendo ora, ma di come il nostro corpo ha imparato a reagire nel tempo.
Durante fasi di forte restrizione calorica, come accade con molte diete lampo, il corpo mette in atto una serie di adattamenti per sopravvivere, come ridurre il dispendio energetico, abbassare la produzione di ormoni tiroidei, rallentare i ritmi metabolici e favorire l’accumulo di grasso viscerale ad ogni minimo eccesso. Il paradosso, però, è che questi meccanismi protettivi si mantengono attivi anche quando la fase critica è terminata.
Un interessantissimo studio, pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, ha dimostrato come soggetti sani che avevano seguito una dieta molto ipocalorica con rapida perdita di peso, presentavano (anche a distanza di 5-6 anni) un metabolismo basale significativamente più basso rispetto al previsto. Non solo, avevano anche livelli di leptina (l’ormone della sazietà) alterati, segno che il corpo continuava a comportarsi come se fosse in allarme, nonostante il ritorno a un peso normale.
Ma c’è di più: oltre alla memoria metabolica, legata ai processi ormonali, esiste una memoria più profonda, quella epigenetica di cui abbiamo parlato in uno degli ultimi articoli. Alcuni nutrienti, o la loro assenza, sono in grado di modificare l’espressione genica, “accendendo” o “spegnendo” determinati geni, senza alterare il DNA.
Questo significa che ciò che mangiamo può, nel tempo, influenzare il funzionamento delle nostre cellule e non solo per quanto riguarda la potenziale insorgenza di patologie, ma anche in processi come la gestione del glucosio, la risposta infiammatoria o la capacità di bruciare grassi o di costruire muscoli.
Uno studio dell’Università di Lund ha proprio osservato come uomini sottoposti a una dieta ad alto contenuto di grassi avevano modifiche epigenetiche significative nei geni coinvolti nel metabolismo e nella regolazione dell’insulina, già dopo pochi giorni. Ancora più interessante è stata l’osservazione di come queste modifiche siano risultate persistenti anche dopo il ritorno a un’alimentazione equilibrata, a dimostrazione che l’organismo non dimentica così facilmente.
Tutto questo ci insegna una cosa: quando si affronta un percorso nutrizionale, non basta valutare solo le abitudini attuali, ma è fondamentale comprendere da dove arriva il corpo, quali esperienze ha registrato e quali adattamenti ha messo in atto come meccanismi di difesa.
Questo è uno dei punti chiave del Metodo Colombo, il protocollo alimentare multidisciplinare in cui non ci limitiamo a impostare un semplice piano alimentare, ma lavoriamo sempre partendo da un’analisi attenta della storia clinica e alimentare del cliente, passando per la lettura approfondita degli esami (compresi quelli sul microbiota quando necessario), fino all’ascolto dei segnali corporei troppo spesso ignorati.
L’obiettivo è quello di ricostruire un equilibrio metabolico e non solo di ridurre i chili, capendo perché il corpo risponde in un certo modo e quali meccanismi si sono bloccati nel tempo.
Ogni percorso è diverso e la chiave di svolta è sempre la massima personalizzazione, anche dal punto di vista della supplementazione. Proprio perché il corpo non dimentica, come vi ho spiegato nell’articolo, è basilare essere pazienti e rispettosi dei suoi tempi: solo così il cambiamento potrà essere davvero duraturo.
Se anche tu hai l’impressione che il corpo stia facendo resistenza, nonostante tutti gli sforzi… se senti che il metabolismo è più lento rispetto a qualche anno fa o se hai una lunga storia di diete e privazioni alle spalle… forse non è solo una questione di quanto mangi durante la giornata.
È arrivato il momento di guardare più in profondità, di capire cosa ha segnato il corpo e come riprenderlo finalmente in mano: per questo ti aspetto per un primo consulto con me in Studio (a Lugano, Zurigo o Pontresina) oppure online. Prenotare è semplicissimo, ti basterà cliccare sul pulsante verde qui sotto.